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17/03/24 Recensione dell'album WINTER CIRCLE su Mescalina

Estratto:

Dopo la pubblicazione in sequenza di otto singoli nel corso del 2023, Benedetta Gaggioli in arte Beta Libre completa la sua opera alla fine di quello stesso anno con altre sei composizioni che vanno a sigillare questo suo Winter Circle, prova d’esordio di impostazione lirica all’insegna del minimalismo (con concessioni electro dall’impressionante forza evocativa).

Inclinazione artistica e professionale convergono verso un approccio che esalta armonizzazioni vocali dall’alto tasso liturgico e improntate a una solennità estremamente calibrata, come ampiamente certificato in composizioni quali Childhood, Darkness, Winter, Lost e Solitude (perfettamente in linea con certi canoni adottati dal riuscitissimo connubio di minimalismi tra Lafawndah e Midori Takada).

Beta Libre resta salda in quel suo alveo naturale anche quando le risonanze di fonazione da quasi contralto sgorgano fra le progressioni accennate di beat (Insecure, Enjoy, Hope) o di rimpallo a invettive electro più esplicite e scaraventate a rotta di collo con grande maestria (Matriarchy).

In Winter Circle fa capolino spesso un’ambientazione decisamente a spasso in territori dark-gothic, da rintracciarsi in particolare quando Benedetta Gaggioli rimanda ad assonanze timbriche in orbita Cristina Scabbia e A. A. Williams (succede in Nightmare, ma soprattutto in Decadence, primo estratto dell’album ispirato al movie Tokyo Decadence, algido esemplare di estrazione melodicamente cupa ed inquieta).

Nei gorgoglii del pezzo finale, a un certo punto attratti nel vischio di un noise disturbante, c’è tutta la cifra di un disco riuscito: tenebre fitte in picchiata a deragliare in spirali assai plumbee ed eteree.

16/04/24 Beta Libre selezionata per il concerto del Primo Maggio a Latina

Beta Libre e Rick Landi hanno convinto la giuria durante le Live audition e parteciperanno al concerto sul palco di piazza del Popolo a Latina che è anche la fase finale del concorso omonimo per musicisti emergenti e nuovi progetti musicali.

09/04/24 Intervista su Music Map: "Beta Libre: arrivare ad anime alle quali la mia musica risuoni nel profondo...''

Eccolo “Winter circle”, eccolo il disco d’esordio di Benedetta Gaggioli in arte Beta Libre. Dagli studi classici al suono moderno, apocalittico se ci lasciamo prendere dal suo forte potere evocativo. La voce libera di esprimersi, il canto, il suono digitale, le sembianze di una forma che si rompe e genera nuove rinascite e nuove cose. È un disco interessante, forse ingenuo nelle sue libertà… una personalità forte e sicura che dentro questo flusso di coscienza sembra tradire molta fragilità. E noi indaghiamo da vicino.

Un esordio oggi… un esordio dai toni molto scuri e internazionali. Per te cosa significa e che aspettative gli affidi? 

Per me è un salto nel buio, una scelta coraggiosa e un rischio che avevo bisogno di correre. È il primo vero investimento di tempo ed energie nella mia creatività, in un desiderio tenuto nascosto per più di trent’anni. Quindi per me è un sogno essere qui a parlarvi del mio primo album, composto e prodotto tutto da me, ricco delle mie esperienze musicali e allo stesso tempo introspettivo ed esuberante. Non mi faccio grandi aspettative: l'ho fatto per me stessa, per il mio bisogno di esprimermi ed i brani sono arrivati in modo spontaneo, senza costruirli, senza adattarli al gusto di un possibile pubblico… ma ovviamente spero tanto di riuscire ad arrivare a delle persone affini, a chi può comprenderlo e ritrovarsi in esso, ad anime alle quali la mia musica risuoni nel profondo. Ecco, questo sarebbe bellissimo e mi auguro tanto che accada'.

Esiste una linea che separa la scena dal reale? Questo disco in quale delle due parti si posiziona?

 È tutto reale, è tutto vissuto, autentico. È fatto di lacrime e sangue, sogni e lutto, ricordi e esperienze del presente. Le urla di disperazione perchè stavo perdendo il mio amico più caro (in ''Lost'') sono reali, così come il desiderio di tornare a incontrarsi e baciarsi senza paura dopo la pandemia (in ''Enjoy'') e il ricordo di un addio, di un ultimo sguardo che continua a tormentarmi (in ''Turn''). Fa tutto parte di me, è tutto ancora vivo in me, ogni canzone brucia ancora nelle mie profondità e risentirle o cantarle dal vivo è un'esperienza catartica e straziante al tempo stesso'.

Un suono assai esoterico e digitale nonostante le tue radici provengano da studi classici o sbaglio? Come accade questa rivoluzione? '

Esatto, ho fatto un percorso lungo di studio e perfezionamento in conservatorio nel canto lirico e una carriera in questo ambito ricca di esperienze diverse e adesso sto studiando composizione. Nonostante questo non ho mai messo confini ai miei gusti musicali e ho sempre apprezzato la musica pop, rock, alternativa, elettronica... soprattutto Bjork. Credo che la musica sia un linguaggio meraviglioso in ogni sua declinazione e la cosa più importante per me è creare un mondo sonoro che mi rappresenti e che possa accogliere le mie emozioni e le esperienze che ho bisogno di elaborare. La vera rivoluzione è stata credere ed investire nella mia creatività, ritagliando spazi e risorse per far nascere questo mio progetto, per nutrirlo, per permettermi di sentirmi finalmente libera di esprimermi e non relegare la mia voce all'interpretazione della musica scritta da altri.

Dal vivo come vive questo suono? 

Di solito suono insieme a Rick Landi, coproduttore del mio album, polistrumentista, che si occupa principalmente di sintetizzatori e campionatori e dal vivo mi aiuta a rendere convincente e intenso ogni brano. Io invece ho una loop station con la quale amo sommare e modificare le voci che registro in diretta, e il sintetizzatore con il quale ho registrato la maggior parte delle tracce del mio album. Mi diverto, mi muovo, canto libera e entrambi amiamo conservare un grande spazio per l'improvvisazione perchè sono convinta che sul palco ogni pezzo debba suonare sempre diverso, sempre nuovo e ispirato dal momento presente. C'è sempre della psichedelia, ci sono dei suoni anni ottanta, c’è la voce usata in tutte le sue sfumature espressive, ci sono parti più libere, vocalizzate e sinuose e altre molto ritmiche ed energiche. È un viaggio sonoro cangiante e io scivolo in un flusso di visioni e brividi.

Dal vivo… come ci verrà mostrata Beta Libre? 

Probabilmente vestita di nero e di blu. Con un caschetto scuro, la bocca piena di suono, tanta energia palpabile e le emozioni che straripano come un fiume in piena.

08/04/24 Intervista su Mondo Spettacolo: "Beta Libre: l’evasione dalla forma e dal politicamente corretto"

Di Claudio Pivi

Romantica Benedetta Gaggioli, decisa ed effervescente Beta Libre. La trasgressione del bello e delle maschere passa anche dentro la consapevolezza. Ci regala un suono post-moderno, apocalittico a tratti, urbano, digitale si ma denso di cliché atavici. “Winter circle” sembra uscito da una distopia… eppure dentro ci ho trovato un’umanità puntuale e affamata. Sono le chiacchierate che amo…

Noi partiamo sempre parlando di bellezza cercando anche di andare oltre all’estetica. Per Beta Libre cos’è davvero la bellezza?

Bellezza per me è il blu cangiante del mare, l’insetto che mi si posa addosso, i sorrisi accoglienti e caldi, le morbide rughe della nonna, un fiore selvatico che spunta tra le rocce, le smagliature che si diramano lungo le mie gambe, le cicatrici che parlano di ciò che abbiamo vissuto. Bellezza è imperfezione e unicità. È la natura nelle sue infinite sfumature. È guardare il mondo con gli occhi dei bambini, con la loro curiosità e il loro entusiasmo. Perché un frammento di bellezza si può trovare ovunque, in ogni istante, anche in quello all’apparenza più trascurabile o doloroso… ma dobbiamo imparare a coglierlo, a fare attenzione, a connetterci con noi stessi e con l’abbondanza che ci circonda, e credo che il lavoro dell’artista sia proprio questo.

In questo disco in qualche modo cerchi comunque di dare una messaggio di trasgressione e di eros o sbaglio? In quale direzione vuoi condurci o in quale senti di star muovendo il tutto?

Più che di trasgressione parlo di libertà, che spesso implica anche una certa dose di ribellione a quello che ci viene imposto e insegnato fin dall’infanzia. La direzione è l’autenticità, avere il coraggio di esplorare i nostri desideri e bisogni per poi riuscire a condividerli e a viverli appieno. Credo che l’energia creativa sia in un certo senso collegata e simile all’energia erotica. Vengono dallo stesso luogo e ci spingono avanti, ci stimolano a fare, creare, interagire.

Che rapporto hai con il corpo? “Decadence” sembra che in qualche modo voglia depurarlo dalle maschere dell’estetica di massa… della perfezione…

Amo il mio corpo perchè mi permette di essere tutto ciò che sono e di fare tutto ciò che faccio. È il tramite delle mie esperienze, ciò che mi permette di percepire sensazioni ma anche le emozioni nel profondo. E mi piace la nudità perché implica intimità, esporsi senza vergogna, consapevoli del fatto che siamo tutti imperfetti, fragili, simili e diversi al tempo stesso. Credo sia meraviglioso poter mostrare le proprie debolezze, le proprie difficoltà, essere nudi e vulnerabili, con tutte le proprie contraddizioni e il cuore aperto. Allo stesso tempo mi piace giocare con l’estetica e con i ruoli, quindi travestirmi, indossare maschere, giocare ad essere altro per poi tornare ad essere l’animale selvaggio che sono. In “Decadence” per sopravvivere interpreto un ruolo, cerco di adattarmi ad una certa visione, di aderire ad alcuni canoni della società… per poi liberarmene brutalmente e abbandonarmi alla mia follia, al mio modo di percepire e vivere unico.

E nella vita di ogni giorno quanto Beta Libre somiglia a Benedetta Gaggioli?

Direi che Beta Libre è la mia parte più creativa, dalla quale sgorgano parole e suoni. La mia parte blu, profonda e misteriosa, ma anche quella rossa, energica e appassionata. E’ la mia parte introversa che si rifugia nel proprio mondo interiore ma anche quella estroversa che ama cantare libera sul palco. Ma ormai ho perso il senso dei confini. All’inizio ho cercato di circoscriverle come fossero due identità diverse, adesso non lo so più, non le distinguo più. È una continua evoluzione e un gioco di compenetrazione, anche nella vita quotidiana, nelle piccole scelte.

In chiusura: parafrasando questo titolo, cosa sono i “cerchi invernali”?

È la stagionalità, è il tempo che fluisce. Credo che tutto sia ciclico: tutto passa e tutto torna, anche se in modo diverso. Per questo il mio album rappresenta molti miei inverni passati, presenti e futuri: quattordici brani che parlano di luci e oscurità, infanzia e morte, piacere e lutto, insicurezza e speranza, femminismo e antispecismo… una grande fetta del mio mondo interiore sotto forma di un ciclo invernale, quindi freddo, oscuro, malinconico, ricco di contrasti e visioni, ispirato anche al ciclo di lieder Winterreise, ovvero Viaggio d’inverno, di Franz Schubert.

28/03/24 Video intervista su VideoTop

Intervista e videoclip di Decadence sul canale Youtube VideoTop e trasmessa in tv in questi giorni.

22/03/24 Intervista su Extra Music Magazine: "BETA LIBRE: ECCENTRICA EVASIONE, TRASGRESSIONE E NEW WAVE"

Di Domenico Capitani

Benedetta Gaggioli veste i panni di Beta Libre e si libera nelle maschere di scena con un disco dai forti sapori New Wave, psichedelici a tratti. “Winter Circle” lo percepisco come un manifesto di identità, come un filo diretto che mi porta nel cuore di una notte personale tempestata di glitter e luci fluorescenti. E dentro tutto questo circo metallico io ci vedo la nudità dell’esistenza, cruda nella sua basica dimensione. Non esistono più maschere… quello di Beta Libre è una new-bave post-moderna di emancipazione e consapevolezza.

Il corpo è un punto centrale dentro l’immaginario di questo disco o sbaglio? Anche nei video… che rapporto hai con il corpo… con il tuo corpo?

Amo il mio corpo perchè mi permette di essere tutto ciò che sono e di fare tutto ciò che faccio. È il tramite delle mie esperienze, ciò che mi permette di percepire sensazioni ma anche le emozioni nel profondo. Il sole sulla pelle, il contatto con le superfici della natura, l'incontro con le altre persone, le vibrazioni dei suoni che risuonano nel grembo, i muscoli che si tendono durante gli allenamenti, l'unione ancestrale con il mare, i miei occhi che seguono avidamente la telecamera durante le riprese dei videoclip, le dita che si muovono sui tasti del mio synth, la mia voce che riempie tutta la bocca per poi uscire prepotentemente. Il corpo è uno strumento incredibile e meraviglioso che ho imparato ad apprezzare sempre di più negli anni e per questo ha un ruolo importante nel mio immaginario. Ma non posso dire di averci sempre avuto un buon rapporto... a volte mi sono sentita in trappola, altre volte l'ho trattato male. Purtroppo viviamo in una società che non ci aiuta in questo ed è difficile accettarsi e provare gratitudine per ciò che siamo.

E con la parola? Ho trovato spesso una forma quasi di mantra dentro questo disco… o sbaglio? E penso molto a “Decadence” in questo senso…

Hai ragione. Amo i testi essenziali, semplici, ripetitivi e a volte le mie canzoni sono quasi dei mantra. Anche per questo uso l'inglese, per il suo essere breve e conciso. Non mi piace raccontare lunghe storie (per quelle uso il mio blog), preferisco frasi dense di significato che si ripetono, quasi ipnotiche, e insieme ad esse, durante lo stesso processo creativo, costruire un tessuto sonoro, un'atmosfera musicale specifica e descrittiva. Per me le parole sono uno strumento che rende più esplicita l'atmosfera del brano e permette di cantare suoni diversi, ma non sono il fulcro di tutto. Anche nella musica sono così, in verità. Preferisco ciò che ha pochi elementi, il minimalismo, l'essere essenziali, così ogni piccola consonanza o dissonanza acquista un suo significato e una sua importanza.

Il titolo “Winter Circle” non sembra regalarci visioni alte e di speranza… un circolo vizioso? Un eterno inverno?

L'inverno per me rappresenta la desolazione del buio e del freddo e la necessità di conforto, ma anche l'attesa della rinascita e della primavera. Sono affezionata a ciò che è ciclico, alle stagioni e al loro impatto sulla natura e sul nostro stato d'animo. Il mio album inizia con un pezzo sull'infanzia e finisce con un'improvvisazione onirica su cosa ci sarà dopo la morte. È vero, il percorso è costellato di dolori e oscurità, ma la speranza c'è sempre, la speranza è ciò che manda avanti questo circolo di morte e rinascita. E possiamo trovare la felicità e la pace anche nei momenti di profonda solitudine. Perché credo che la speranza derivi dalla consapevolezza che tutto passa, ogni dolore passa... anche se poi ne arriveranno altri, possiamo sempre trovare lo spazio per la gioia e la gratitudine. Come dico in Hope: the key of happiness is in my hand e I'm the only one with the key of happiness. Quindi nonostante l'inverno ci appaia eterno, in verità finirà e comunque è possibile trovare calore e conforto anche nei giorni più oscuri (io ho faticosamente imparato a trovarlo nella musica, nella natura e nell'introspezione).

Dunque in questo esordio cosa dobbiamo leggerci: il passato o il futuro?

Tutto sommato direi che rappresenta il passato. Mi ha permesso di elaborare tante emozioni ed esperienze che hanno fatto parte di me: l'ansia del mostrarsi per quello che si è (Insecure), l'accettazione della solitudine (Solitude), il lutto per una perdita importante (Lost), la scoperta del femminismo (Matriarchy), il cercare rifugio nella propria oscurità interiore (Darkness), la connessione con la natura (Water)... sono tante tappe del mio passato più o meno recente. Non ho costruito a tavolino questo album, in realtà è venuto spontaneo questo percorso. Dopo un anno e mezzo di sperimentazione libera (e notti insonni perchè avevo nuove canzoni che mi ronzavano in testa), mi sono ritrovata con questi 14 brani (e qualcuno in più che ho dovuto escludere) e sono stata felice di trovare una certa coerenza nel percorso, di scoprirci un senso. Mi ha fatto sorridere la prima volta che me ne sono accorta, che mi sono ritrovata con queste tappe della mia vita trasformate in esperienze musicali!

La scena fiorentina, il suo Maggio Musicale, gli studi classici e il canto lirico… tutto questo ha a che fare con la spiritualità che ti porti dentro?

Sono un'anima irrequieta e curiosa che ama approfondire e immergersi pienamente in esperienze diverse. Da questo deriva la mia sete di musica e di spiritualità. In un certo senso è tutto collegato, è tutto parte di uno stesso modo di vivere. Non mi accontento della superficie, di ciò che è facile e facilmente accessibile, ho bisogno di esplorare, di studiare continuamente, di crescere, migliorare ed evolvere sia come cantante che come essere umano. Per questo non ho mai smesso di approfondire la vocalità e il repertorio di tutte le epoche (mi sono laureata in canto lirico, specializzata in barocco e fatto un master in musica contemporanea), ho fatto esperienze corali e solistiche in tanti contesti diversi e stimolanti (tra cui il Maggio fiorentino, diretta da Muti, Mehta, Gatti ecc), sto studiando composizione al conservatorio, ho fatto lunghi ritiri di meditazione e leggo libri che mi permettono di indagare su di me e su ciò che mi circonda (soprattutto nell’ottica femminista e antispecista).

20/03/24 Intervista su MEI: "BETA LIBRE: SCURI PRESAGI, EMANCIPAZIONE, E DOLCE TRASGRESSIONE"

Benedetta Gaggioli è Beta Libre e avevamo messo in circolo “Decadence” per sincronizzarci con questa uscita. “Winter Circle” è un concentrato di zone d’ombra ma anche di luce insperata, è un modo eccentrico di cadenzare il tempo e le sue spine, è una maschera che allo stesso tempo si indossa e poi si strappa via. Quelle sfumature di new wave e di suono digitale che tanto mi richiamano la spiritualità che trovo in certe derive berlinesi. Indaghiamo oltre l’estetica delle cose:

Il gotico e la spiritualità. Ma anche l’effimero e l’eccesso… è tutto parte della stessa persona? Oppure dentro questo disco confluiscono più anime differenti?

Ho passato troppi anni a sentirmi divisa in più anime, soprattutto in due principali, rappresentate dal colore blu e da quello rosso (un concetto ripreso anche nella copertina dell’album), a sentirmi attratta da due poli apparentemente opposti e inconciliabili. Fin da bambina mi sono sentita strana, incoerente, troppo straripante di idee e curiosità per una persona o una vita sola. Adesso ho accettato questa mia essenza irrequieta e assetata di esperienze diverse, quindi sì, è tutto parte della stessa persona, sono sempre io, sia quella che parla di piacere e desiderio in Enjoy, sia quella che urla disperata in Lost e anche quella che parla dell’affinità spirituale con l’acqua in Water. Mi sento finalmente unita in un insieme poco spiegabile ma con una sua coerenza interna e sicuramente questo mio album mi ha aiutato in questo processo di elaborazione ed unione.

Da dove proviene questo modo di pensare alla musica? Quali sono le tue radici?

Non vengo da una famiglia di musicisti, ma sono stata circondata da appassionati di musica di ogni genere (da piccola mio babbo alternava vinili di Bach e Mozart a Pink Floyd e Battiato, mentre mio zio mi fece innamorare degli Smashing Pumpkins) e forse per questo ho sempre sentito il richiamo viscerale della musica. Ricordo bene quando a sette anni scrivevo canzoni per le mie amiche e quando a tredici, per la prima volta, interpretai su un palco un mio pezzo accompagnata dalla mia chitarra. Ricordo l’emozione provata ma anche il potere benefico che aveva la musica su di me, quel suo aiutarmi ad elaborare quello che provavo, a tirarlo fuori. Poi, quando ho iniziato a studiare seriamente canto lirico e mi sono confrontata con i grandi compositori del passato ho iniziato a nutrirmi di musica di ogni secolo e per anni non ho fatto altro che esplorare, dal medioevo alle avanguardie contemporanee. Vedo la musica come un mezzo potentissimo per esprimersi e comunicare, ma soprattutto come un luogo di libertà, dove non ci sono confini e limiti e io posso essere autentica in tutte le mie sfumature.

E perché l’inglese? Non hai mai pensato di tradurre tutto questo in italiano?

L’inglese mi viene spontaneo, lo sento più naturale… probabilmente per il genere che faccio e per la musica che ascolto maggiormente. L’italiano l’associo all’opera lirica e ai grandi cantautori, invece io nella mia creatività mi sento più affine a Bjork… Ho provato diverse volte a scrivere in italiano ma mi sono sentita forzata e non sono mai stata soddisfatta del risultato (perlomeno per ora, poi chissà). In più mi piacciono i testi essenziali e semplici, a volte quasi dei mantra, ripetitivi, con poche parole dense di significato, e l’inglese è più comodo, con le sue parole brevi, per questo mio uso del testo e anche per il suo suono. Forse scrivere in inglese mi fa sentire anche meno nuda e vulnerabile e allo stesso tempo mi permette di essere più accessibile a tutti, meno legata all’italianità e più internazionale.

Quando e perché Benedetta Gaggioli diventa Beta Libre? Da dove ha origine questo moniker?

Beta Libre è nata ufficialmente un anno fa, ma sento che è sempre esistita, solo che prima era sopita e adesso finalmente le ho permesso di sbocciare. È stata una scelta difficile: dare spazio e voce alla mia creatività, alla mia parte più selvaggia e folle e intensa, mostrarla al mondo invece di tenerla ben nascosta. È nata dopo anni di carriera durante i quali ho interpretato musica di ogni epoca ma sempre scritta da altri compositori, di solito maschi. Mi sentivo limitata, chiusa in cattività, privata della mia forza creatrice. È stato anche grazie alla pandemia che ho maturato questa decisione: quel periodo più lento e introspettivo mi ha fatto riflettere sui miei bisogni e mi ha fatto sgorgare fuori (spesso di notte, tra sogni e insonnia) tante parole e melodie inaspettate. Ciò che voglio adesso è racchiuso nel nome che mi sono scelta: andare al nocciolo, preservando solo le parti estreme del mio nome (beta); essere libera di esprimermi (libre); brillare di luce propria e trovare un equilibrio tra le varie parti di me (beta librae è la stella più luminosa della costellazione della bilancia che è anche il mio segno zodiacale).

14/03/24 Video intervista su Stare in Radio

Intervista con Salvatore Battaglia sul canale Youtube di Stare in Radio, 

parlando del singolo Decadence e della musica di Beta Libre.

13/03/24 Recensione dell'album WINTER CIRCLE su Exitwell

Estratto:

“Winter Circle” segna un’importante svolta artistica per Benedetta Gaggioli, meglio conosciuta come Beta Libre, il suo nuovo progetto cantautorale che emerge con una personalità ben marcata dentro questo scenario sempre troppo omologato. Questo album debutta con una serie di canzoni che si presentano come un ciclo di emozioni e atmosfere, ispirato al concetto di ciclicità e cambiamento proprio delle stagioni invernali.

Fin dall’inizio, l’album cattura l’ascoltatore con la sua atmosfera a tratti oscura, a tratti infantile, che richiama l’essenza mutevole e circolare della vita stessa. L’ispirazione al ciclo di lieder di Schubert, “Winterreise”, aggiunge una profondità poetica e simbolica alle composizioni di Beta Libre, spesso ricca e colorata di rimandi alla letteratura di grandi classici della mitologia.

Una voce quella di Benedetta Gaggioli e in generale un mood che tanto deve alle trasgressioni di una Madonna più gotica o, e non poco direi, alle freddissime direzioni islandesi di molti arrangiamenti internazionali. Una voce, dicevo, che diviene più strumento che corpo narrante, diviene più mantra che melodica seduzione. Le sonorità elettroniche e oscure si fondono con momenti liturgici… perché questo primo disco di Beta Libre ha molto della solenne presenza di una liturgia.

Dunque ”Winter Circle” è un album che porta in scena l’ego e l’eccentrico, mette il vizio sotto vuoto e poi celebra l’ES come fosse un punto di approdo. È fondamentalmente libero questo lavoro, è libera Beta Libre e la libertà, oltre a non saper mai come maneggiarla, fa paura e non ha troppi punto di riferimento. Gela il sangue, combina i sogni e prende a schiaffi lussuria e sacralità. 

28/02/24 Beta Libre in semifinale alla quarta edizione di "Permette Signorina"

Beta Libre convince pubblico e giuria e passa in semifinale al contest nazionale riservato a cantautrici, organizzato da Lunatika Factory & Talentoliquido

La semifinale sarà sul palco del Circolo degli Illuminati (Roma) giovedì 23 maggio

ph. Gabriele Bocci



22/12/23 Beta Libre Live @prato

Presentazione dell'album (tutte le 14 tracce) insieme a Rick Landi in un teatro intimo e accogliente in provincia di Prato, davanti ad un pubblico attento e caloroso.

21/12/23 Esce il nuovo album: WINTER CIRCLE

Finalmente esce su tutte le piattaforme di streaming il primo album di Beta Libre. 

Quattordici tracce che formano un ciclo invernale e introspettivo, un percorso metafisico e complesso.

Oscurità e luce, voci e sintetizzatori, in un connubio originale e suggestivo.


Il titolo è ispirato al famoso ciclo di lieder di Schubert (Winterreise ossia Viaggio d’inverno) ma invece di essere un viaggio, questo è un ciclo, è qualcosa di circolare e cangiante, che torna come le stagioni, come il ciclo dell’acqua e della morte e della rinascita.

"Ripercorre le tappe del mio viaggio nell’oscurità, nelle stagioni tormentate della mia vita, partendo dall’infanzia e arrivando a immaginare cosa ci sarà dopo questa esistenza."

Durante il percorso: buio e freddo, traumi e perdite, frammenti di luce e di sogni, un’incessante ricerca della felicità.

Un percorso complesso, intimo, introspettivo.


La voce è la protagonista: si moltiplica, si somma, forma incastri celestiali o dissonanti, si fonde con ciò che la circonda. 

È sporca ed eterea, è il mondo emozionale con tutti i suoi contrasti.

I suoni che la accompagnano sono rozzi o morbidi, elettronici o liturgici. 

A volte sono suoni della natura e percussioni rudimentali. 


Il percorso dell’album attraverso i brani: il potere dell’immaginazione e la felicità dell’infanzia, ricordata con malinconia (Childhood); l’insicurezza apparsa durante l’adolescenza ma sempre presente, l’ansia e la difficoltà a mostrarsi, a interagire (Insecure); la scoperta dell’oscurità come rifugio solitario e come madre di ogni dolore (Darkness); il piacere, il desiderio di emancipazione e la scoperta dell’incontro con altri corpi e coscienze (Enjoy); la malinconia struggente dell’inverno e la musica che culla e consola (Winter); la scoperta dell’empatia e la consapevolezza del dolore che ci circonda, soprattutto quello degli animali privati della vita e della libertà (Nightmare); la realizzazione che la chiave della felicità è nelle nostre mani e che non possiamo trovare altrove la speranza per andare avanti (Hope); la potenza salvifica del femminismo e della sorellanza in risposta a oppressione e molestie (Matriarchy); la connessione con la natura e il desiderio di essere come acqua, selvaggia, resiliente e indomita (Water); la vita come sperimentazione e struggimento, continua irrequietezza e inspiegabile decadenza (Decadence); il dolore straziante della perdita di una persona cara, la sensazione di vuoto e lo straniamento (Lost); riuscire a trovare pace e felicità nella solitudine, andare in profondità e vedere il lato positivo di ogni cosa (Solitude); l’intensità degli ultimi sguardi, l’amore che cerca di sconfiggere la morte e un addio inevitabile (Turn); il caos onirico di una ipotetica realtà successiva a questa vita (Afterlife).

20/12/23 Esce il quattordicesimo singolo AFTERLIFE

Un'improvvisazione metafisica e onirica e una riflessione sulla vita dopo la morte.

È la fine di tutto ed è un nuovo inizio.

Resurrezione o reincarnazione. Nuvole e cielo. Speranza e dolore. 

Una nuova vita, forse. Un specie di paradiso, forse. 

Stupore e sorpresa, cambiamenti, caos e la vita che sempre ribolle.

Non ci sono certezze, ma c’è qualcosa di bello e etereo che ci aspetta e il canto del gallo che ci sveglia dal sonno profondo.


"Per me è la speranza di incontrare di nuovo chi ho perso, di continuare in qualche modo a vivere, sebbene in una forma e in un luogo diversi. È la luce e il caos di una novità sconvolgente. È vapore che avvolge, scompare e riappare."


È realizzata sommando varie tracce di improvvisazione registrate con il sintetizzatore Moog e con la voce. 

14/12/23 Esce il tredicesimo singolo TURN

Un pezzo gotico e onirico su un inevitabile addio.

Ispirato alla storia di Orfeo ed Euridice, parla di un amore che cerca di sconfiggere la morte, del potere del canto e della musica, di ultimi sguardi ineluttabili e di tentativi estremi.

Rappresenta l’impossibilità di trattenere ciò che deve andare, la vita che scivola via nonostante il nostro desiderio di restare ancorati ad essa.


"Parla anche di una mia relazione passata, delle follie che ho fatto per farla resistere a tutte le difficoltà, della sofferta rassegnazione dell’addio che ho dovuto pronunciare e di quell’ultimo profondo sguardo che ci siamo scambiati. 

Orfeo scende negli inferi per riprendersi la sua amata, poi si volta a guardarla e la perde per sempre. Io sono come lui, perdo coloro che amo, nonostante i miei sforzi."


È oscuro, violaceo, bluastro, pieno di sfumature cangianti. 

È elettronico, pulsante e lisergico.

07/12/23 Esce il dodicesimo singolo SOLITUDE

Un pezzo intimo e delicato sulle gioie e i dolori della solitudine. 

La mancanza che si trasforma in pace. 

Una scelta subita e sofferta che si trasforma in dono. 

La malinconia che si trasforma in gioia. 

La capacità di vedere l’abbondanza anche quando ci si sente persi. 

La profonda solitudine che tutto cura.


Un pezzo semplice, essenziale, ma emotivamente intenso.


"Per me è molto significativo: ho sempre bisogno di rifugiarmi in me stessa per elaborare ciò che accade, guarire e trovare la pace (come nella coda finale del pezzo)."


È celeste, giallo, avvolgente, un abbraccio dato a se stessi.

25/11/23 Esce l'undicesimo singolo LOST

Un'elegia funebre, densa di sofferenza.

Vuoto e disperazione. Sentirsi completamente persi, in un bosco gelido; il senso di disfatta e l’incapacità di vedere un senso. 

Vagare, alla ricerca di chi abbiamo perso, sussurrando il suo nome, urlando la sua mancanza e supplicando di sentire ancora la sua voce.


"È il brano più doloroso del mio album, nonché l’ultimo che ho scritto e registrato mentre il mio compagno più caro era in ospedale in terapia intensiva. L’ho fatto di getto, tra lacrime, urla e momenti di invocazione e speranza. Per mesi non ho voluto riascoltarlo e cantarlo ai live è straziante (ma anche benefico)."


È un brano grigio, nero, a tratti nebbioso e a tratti ruvido e graffiante.


Ci sono influenze dei Cranberries (Daffodil Lament) e di Lingua Ignota, un po’ folk nelle strofe, molto sintetica nel ritornello, con urla disperate nella coda finale.


Rick Landi ha arrangiato e suonato alcune parti di organo e di sintetizzatore.

16/11/23 Esce il decimo singolo DECADENCE

Un brano elettronico dalle atmosfere notturne e cyberpunk, influenzato dalle

sonorità di Bjork, Ryuichi Sakamoto, e dal minimalismo di Philip Glass. Il titolo è ispirato a Tokyo Decadence, un film di Ryū Murakami.


La vita è vista come una continua sperimentazione, errare senza certezze o destinazioni, sentirsi irrequieti e allo stesso tempo incapaci di muoversi. 


Un pezzo misterioso, minimale, notturno e ambiguo.


Musicalmente il pezzo è basato su una linea di basso che si ripete quasi sempre

uguale, con il sintetizzatore che varia il timbro e le sonorità a seconda delle esigenze espressive. Nel ritornello si aggiunge il piano Rhodes e una sequenza ritmica rallentata, dall’effetto strascicato. La voce è usata come uno strumento in varie parti vocalizzate che aggiungono colore all’armonia, mentre nelle strofe e nel ritornello le voci si sommano.


"Parla della lotta alla sopravvivenza quotidiana in una società rigida e apparentemente libera, in un tunnel senza scelta, in una trappola mentale forse

autocostruita. Non resta che languire e struggersi tra le domande senza risposta,

resistere, proseguire e assecondare ciò che ci appare perverso e senza senso.

Parla del mio essere selvaggia, ribelle ed errante."


Esce anche il videoclip realizzato da Chiara Carretti.

02/11/23 Esce il nono singolo WATER

Dopo la pausa estiva continua il viaggio con questo pezzo sperimentale e benefico, un inno alla natura e alla sua forza ispiratrice.

Parla dell’acqua che tutto può e tutto rappresenta. È un mantra che ricorda di fluire, di essere sempre selvaggi e indomabili. Un’affermazione di forza e di vitalità. 


Un po’ new age e sperimentale, con variazioni di tempo e mood.

Segue il ciclo dell’acqua: all’inizio c’è il suono di un piccolo ruscello registrato in montagna, poi di un ruscello grande e impetuoso e di una cascata, infine c’è il suono delle onde che si infrangono dolcemente su una spiaggia di sassolini registrato sull’isola d’Elba.


È azzurro e in continuo movimento, a volte dolce e a volte frenetico.


"Per me è un brano particolarmente legato al benessere. L’ho scritto per ricordarmi che sono più forte di quello che penso, che posso sempre sentirmi libera e che l’essere selvaggia fa parte della mia natura. Vado bene così, sono abbondante e resiliente."

06/09/23 Beta Libre Live @settembrequarratino

Insieme a Rick Landi con un live coinvolgente ed elettrizzante nella piazza del gatto a Quarrata, per il festival Settembre Quarratino.

12/05/23 Esce l'ottavo singolo HOPE

Un frammento di speranza, l’incessante ricerca della felicità nell’intricato caos della vita quotidiana. La consapevolezza che, nonostante tutto, possiamo avere speranza perché la chiave della felicità è nelle nostre mani e funziona, ci apre porte di consapevolezza e gioia inattese. Ma è una lotta continua, a volte estenuante: è difficile ricordarsi che esiste il modo per godersi il presente ed essere felici, senza scoraggiarsi e perdersi nei problemi.


Influenzato dai Portishead, trip hop, musica trance ed etnica.

È un brano ipnotico, con una parte luminosa prima dell’ultimo ritornello.

È giallo, verde, con sfumature confuse.


"Rappresenta il mio disagio giornaliero nel trovare motivazione e volontà, ma anche la consapevolezza che la chiave della mia felicità è nelle mie mani e non posso trovarla altrove. Per me è stata una scoperta essenziale in questi ultimi anni e per questo ringrazio la meditazione."

21/04/23 Esce il settimo singolo NIGHTMARE

Un incubo reale, un urlo per la libertà di ogni essere senziente.

Parla dell’empatia, del sentire il dolore altrui come il proprio. Soprattutto degli animali non umani che sono privati della libertà e della propria vita. 


È un brano nero e bianco, catene che stringono, mani che afferrano, cuori che battono all’unisono.


"Parla del mio sentirmi impotente e straziata. Capisco il dolore altrui, lo sento nel profondo, le loro urla sono anche le mie. Perchè tutti desideriamo la stessa cosa: la libertà."


È stato coprodotto da Rick Landi che ha realizzato la parte ritmica (tra cui il cuore pulsante all’inizio del brano) e arrangiato la parte degli archi.

31/03/23 Esce il sesto singolo MATRIARCHY

È un inno al femminismo intersezionale, un invito ad una forte presa di coscienza. 

Verso una rivoluzione inclusiva, verso una società dove possiamo essere finalmente libere dal patriarcato e da tutto ciò che ne consegue. 

Streghe e sorelle, sante e puttane, lupe selvagge e umane discriminate: siamo diverse ma simili e l’importante è unirci e lottare in questo mondo che ci vuole divise e nemiche.


Influenzato da Peaches, synth punk, electroclash, disturbante, dissonante.

È rosso, nero, graffiante.


"Raccoglie la mia rabbia e il mio desiderio di sorellanza. Dopo le discriminazioni e le molestie subite sento la necessità di risorgere e insorgere insieme a coloro che mi circondano. L’ho scritto per rivalsa, per sentirmi di nuovo forte e padrona della mia vita."

17/03/23 Esce il quinto singolo WINTER

Una ninnananna, un abbraccio, il conforto di cui abbiamo bisogno durante l’inverno. 

Perché l’inverno è mancanza, malinconia, freddo, desolazione. 

È il bianco della neve e la sua innocenza. 

Sono braccia che cullano e cercano di scaldare.


È un brano ripetitivo, essenziale, dal sapore infantile. Le percussioni sono ottenute percuotendo e strofinando l’ukulele e schioccando la lingua.


"Tante volte mi sono chiesta cosa mi manca durante l’inverno: il sole, gli amori passati e persi, la speranza, la motivazione, il calore e la luce. Languisco nella mancanza e faccio fatica ad essere attiva e vivace."

03/03/23 Esce il quarto singolo ENJOY

Ballabile ed energica, sul piacere libero e condiviso, sui corpi sudati e sui desideri viscerali.

È voglia di umori, vicinanze, al di là dei limiti imposti. 

Desiderio di contatti bagnati, autentici, veri.

Un’esortazione a prendere il controllo del proprio corpo e del proprio desiderio. 


"Per me è una specie di rivalsa per tutte le molestie che ho subito, un'affermazione di scelta forte. Finalmente sono io a decidere, chiamare e quasi ordinare. Ho il potere di godere e di far godere."


È rosso intenso, è una mela succosa, è dance e pop ma in modo sintetico e inusuale.


È stato coprodotto da Rick Landi che ha contribuito aggiungendo la drum machine, alcune tracce di sintetizzatore e le parti percussive.

Ho pubblicato il videoclip fatto da Chiara Carretti.

17/02/23 Esce il terzo singolo DARKNESS

Un quadro gotico sull'oscurità interiore che è un caro rifugio difficile da gestire.

Parla anche del desiderio di avere compagnia perfino nei luoghi più inaccessibili del nostro essere, nella nostra intimità più nascosta.


Influenzato da Nico e dal suo album Desertshore.

È un brano ripetitivo e ipnotico, con uno sviluppo finale avvolgente e disturbante.

È ovviamente nero ma con un barlume di fiamma.


"Rappresenta il mio desiderio di accettare anche le mie parti più cupe e quello di imparare a nuotare nelle mie profondità più buie.

È anche un invito a far parte della mia oscurità e a farmi compagnia nel mio utero di lacrime e sangue. "

10/02/23 Esce il secondo singolo INSECURE

Un pezzo pop sull'insicurezza che rende ogni passo difficile, sulla paura di farsi avanti, di mostrarsi per ciò che siamo, di non essere compresi o trattati senza rispetto. 

Allo stesso tempo rappresenta la paura di ferire le altre persone con i propri giudizi, di dire la parola sbagliata, consapevoli della responsabilità di ogni scelta. 

È viola, grigia, nebbiosa, un po’ fastidiosa e un po’ consolante.

"È l’incertezza che mi accompagna sempre, ad ogni passo, ad ogni parola parlata o cantata. È l’ansia che mi logora, è il sentirmi diversa, strana e nuda, continuamente esposta ai giudizi altrui. È la difficoltà di impormi, di far sentire la mia voce e guardare negli occhi chi mi circonda."

27/01/23 Esce il primo singolo CHILDHOOD

La prima tappa del viaggio: una dolce passacaglia sull’infanzia, dal sapore barocco.

Incita a rimanere bambini, a guardare il mondo sempre con occhi nuovi e pieni di stupore.

Parla del potere della mente di viaggiare e creare un mondo immaginario dove tutto è possibile e colorato. Un'infanzia felice, popolata di animali amichevoli e colorati che spuntano in un bosco nebbioso. Innocente, spensierata. 

È un brano avvolgente, morbido e malinconico. 

È rosa, celeste, pieno di sfumature pastello e annebbiato come un ricordo.


"L'infanzia alla quale ripenso con malinconia, alla quale vorrei sempre tornare perchè mi sentivo pienamente appagata: sola, con la mia fantasia come unica compagna. Vagavo, vivevo avventure intrepide, mi immaginavo storie e le vivevo come fossero reali, cantavo sempre e ogni cosa era cangiante e mutevole."

Esce anche il videoclip realizzato da Chiara Carretti e girato in una villa abbandonata.

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